Sono da sempre una appassionata di Musica, ascolto tutti i generi musicali e le mie preferenze seguono lo stato d’animo del momento. Da adolescente come tutti ho avuto i miei Cantanti o Gruppi musicali preferiti ma crescendo in una famiglia dove la musica non veniva valorizzata ho potuto apprendere solo piccoli rudimenti, fino al momento in cui non mi sono avvicinata al canto attraverso un Coro Parrocchiale che però mi ha dato lo stimolo e la consapevolezza di approfondire l’argomento SUONO!!
Da Pedagogista ho sempre stimolato i bambini a tirare fuori le proprie passioni, il loro talento ed anche la Musica che è uno di questi. Nell’esperienza all’interno dell’Asilo Nido mi sono dedicata uno “Spazio musicale” con i bambini e per fare questo mi sono formata presso AIGAM (Ass.ne Italiana Gordon per l’Apprendimento Musicale).
Ma la Musica non è solo produzione, essa è soprattutto per i più solo ascolto e fruizione di brani musicali. La Comunità Scientifica ha oramai mostrato il suo interesse per gli effetti benefici della musica su neonati e bambini. L’iniziazione musicale solitamente avviene all’interno del nido domestico dove le melodie della buonanotte, le filastrocche popolari cantate dai nonni, i coretti divertenti che scandiscono certi momenti fatti da mamma e papà portano il bambino nell’universo sonoro dove può intanto cominciare ad imperare suoni o ritmi che contraddistinguono anche il linguaggio verbale. Ciò che avviene nell’universo familiare ascoltando musica è certamente lo sviluppo di legami emotivi che stimolano l’intelligenza emotiva nonché cambiamenti a livello fisiologico.
Gli studi dimostrano che la musica migliora le capacità attentive e di concentrazione dei bambini, le capacità mnemoniche, l’analisi, la sintesi ed il ragionamento; quindi l’apprendimento. Con i bambini non ci dovremmo limitare alla riproduzione esclusiva di ninne nanne o canzoni ripetitive molto semplici in quanto essi hanno la capacità di ascoltare e ricordare tutta la musica, quella classica in particolare con anche delle note selettive individuali. L’importante è che questo approccio sia di gioco e divertimento perché da questo passa ogni apprendimento in età infantile. Un sito americano mic.com ha stilato una lista dei numerosi benefici neurologici che la musica può offrire ai più piccoli: tra questi il miglioramento della capacità di lettura, del ragionamento matematico e spaziotemporale, aumento del quoziente intellettivo, aiuta ad imparare più velocemente le lingue, stimola l’udito, rallenta l’invecchiamento, rafforza la corteccia motoria, aiuta a gestire l’ansia, migliora l’autostima e rende più creativi.
Generalmente chi insegna musica per bambini lavora con: lo sviluppo della voce, il contatto con fonti sonore attraverso vari materiali: oggetti e strumenti, il riconoscimento e la rappresentazione del suono per quanto riguarda durata, intensità, altezza, timbro, ecc, lo sviluppo della percezione uditiva, l’uso del movimento come mezzo di espressione e consapevolezza motoria, visiva e uditiva, per conoscere il proprio corpo, sviluppare senso ritmico e promuovere relazioni sociali.

Dai sei anni di età, nella maggior parte delle Scuole di Musica, si passa dall’iniziazione musicale alla formazione musicale in cui il bambino entra in contatto diretto con lo strumento musicale. Secondo una ricerca svolta dalla British Columbia University, gli studenti delle scuole superiori che seguono i corsi di musica ottengono risultati – rispetto ai coetani che non studiano musica – significativamente migliori in materie logiche come la matematica e le scienze ma anche la lingua inglese. In uno studio pubblicato sul Journal of Educational Psychology i ricercatori hanno affermato che purtroppo gli amministratori delle scuole che hanno bisogno di tagliare i budget spesso pensano prima ai corsi di musica, perché la convinzione generale è che gli studenti che dedicano tempo alla musica, piuttosto che a materie letterarie o scientifiche, avranno prestazioni inferiori in queste ultime discipline.
«La nostra ricerca ha dimostrato che questa convinzione è sbagliata: abbiamo scoperto che più gli studenti si impegnano con la musica, più rendono nelle altre materie», ha dichiarato Peter Gouzouasis, principale autore dello studio e professore di educazione della British Columbia University «Gli studenti che hanno imparato a suonare uno strumento musicale alle scuole elementari e che hanno continuato a suonare alle scuole superiori non solo hanno ottenuto punteggi significativamente più alti, ma si sono dimostrati circa un anno accademico in anticipo rispetto ai loro coetanei, per quanto riguarda le abilità di inglese, matematica e scienze. I risultati sono emersi dai loro voti d’esame, indipendentemente dal background socioeconomico, dall’etnia e dai voti precedenti». Un team di ricercatori dell’Università di Milano “Bicocca”, hanno pubblicato un innovativo studio sulla rivista scientifica “Music Perception”, scoprendo che suonare uno strumento comporta anche una modifica del cervello, diversa a seconda dello strumento suonato. Gli studiosi hanno notato che, ad esempio, quando si ascolta il suono di un violino, la corteccia prefrontale di un violinista deve “impegnarsi” relativamente poco, quella di un altro musicista leggermente di più e quella di un non-musicista molto di più.Questo perché la corteccia prefrontale codifica gli stimoli, legge la realtà e la interpreta ed è sensibile alla familiarità: di conseguenza, si attiva meno se conosce bene quel suono e lavora di più se lo conosce poco.
La Dr.ssa Alice Mado Proverbio, Docente di Neuroscienze cognitive alla guida dei ricercatori della Bicocca, ha detto: «Poiché il nostro cervello, e in particolare la corteccia prefrontale, dedica un’attività elaborativa meno intensa alla codifica di materiale già noto o familiare,è possibile stabilire qual è lo strumento suonato da una persona di cui non si sa nulla, oppure escludere che suoni uno strumento musicale». La musica inoltre sia nei bambini che negli adulti la possiamo sperimentare contro l’ansia, per migliorare il controllo sulle emozioni e aumentare le capacità di apprendimento.

A sostegno di questa tesi abbiamo un nuovo studio, pubblicato sul Journal of American Academy of Child & Adolescent Psychiatry condotto presso la University of Vermont College of Medicine (Usa). Gli studiosi hanno constatato che, oltre alla modifica delle aree motorie dovute alla coordinazione dei movimenti, la formazione musicale è stata anche associata ad ispessimento corticale in aree del cervello legate al funzionamento esecutivo, al controllo inibitorio ed all’elaborazione delle emozioni, cioè, sostiene il coordinatore del team di ricerca James Hudziak, «con la memoria di lavoro, il controllo dell’attenzione e la capacità di pianificazione per il futuro». Dunque, studiare musica da piccoli non è soltanto un’opportunità per esprimersi in modo creativo, ma è anche un modo per affinare le energie mentali. È molto importante dare ai bambini la possibilità di fruire della musica, vista come grande risorsa educativo-formativa. Ma c’è un modo per avvicinarli? Certamente partendo dalla semplice stimolazione uditiva e riproduttiva ma sempre senza fare forzature, non per tutti è passione e talento.
Comunque se volete cominciare Iniziate fin da subito: fondamentale è sapere che un’educazione e formazione musicale è possibile (e anzi auspicabile) sin dalla più tenera età, «ma affinché sia veramente efficace, a ogni stadio della crescita deve corrispondere un’adeguata proposta educativa».
Accompagnate i bambini all’ascolto: importante e utile sarebbe condividere delle esperienze musicali con i propri figli, magari mettendosi in gioco in prima persona. Informatevi bene prima di scegliere una scuola di musica: l’importante è seguire un percorso serio e rivolgersi a strutture che prevedono dei corsi per le differenti fasce di età, dove ci siano insegnanti di musica formati per l’insegnamento ai bambini, dove si utilizzino delle precise metodologie didattiche e dei libri di testo di riferimento. Valutate il percorso didattico perché non tutti i percorsi possono essere adatti a vostro figlio. Assecondate le inclinazioni del bambino: per quanto riguarda la scelta dello strumento bisognerebbe seguire l’inclinazione o il desiderio del bambino, senza forzarlo su scelte non sue.
1 commento
Meraviglioso articolo, che mette nero su bianco tutti i benefici della musica. Grazie per aver dato importanza a questo aspetto dell’educazione che spesso rimane come velato da un’etichetta culturale che da sempre sempre sminuisce la musica e le arti in generale.