Scrivo questo articolo perché ritengo importante far passare il messaggio che, in Pedagogia molte volte viene dimenticato, di quanto le parole possono essere piume o pietre. Molti adulti di fronte ai bambini non fanno caso alle parole che pronunciano, a come si rivolgono a loro, a quali messaggi subliminali e di programmazione inconscia il loro lessico sta contenendo.
Mi piace in questo caso citare gli Studi condotti e portati avanti da un meraviglioso studioso come Masaru Emoto il quale per anni ha condotto studi empirici sulle informazioni contenute nelle molecole dell’acqua; andando ad analizzare le informazioni che esse contenevano se esposte a messaggi positivi o negativi e come diversamente si conformavano e si cristallizzavano queste molecole a seconda dell’esposizione vibratoria alla quale erano state sottoposte. Pensieri di amore, condivisione, accettazione portano nei cristalli di acqua ordine ed armonia mentre odio, rabbia, rifiuto portano la generazione del caos. Considerando il fatto che il nostro corpo è composto per il 75% di acqua è importante sapere che le vibrazioni che emettiamo nei confronti degli altri esseri, siano essi umani o non, possono fare la differenza anche per il loro benessere psicofisico, la loro salute e nel caso dei bambini la loro crescita ed autostima. Tutto l’Universo si muove per via vibrazionale, il colore emano onde elettromagnetiche, i suoni sono vibrazioni (siano essi musicali che di parole) le forme sono vibrazioni, i nostri pensieri sono onde vibratorie, ecc.
Se pensiamo a questo ogni volta che facciamo uso del nostro corpo, della nostra mente o del nostro fare sicuramente saremo molto più responsabili e ponderati verso chi o ciò che ci sta intorno.
Sulla autostima dei nostri figli, su come farla crescere o coltivarla in loro sono state scritte innumerevoli cose questo perché credere in se stessi, avere fiducia in noi è un problema molto diffuso e non riguarda solo i bambini o i ragazzi bensì gli stessi adulti che essendo degli insicuri cercano mille soluzioni per non passare tale informazione alla propria progenie.
C’è chi dice che bisogna lodarli, altri che bisogna motivarli, altri ancora che bisogna rimproverarli quando sbagliano, poi è arrivato il rinforzo positivo stile Pavlov come pratica di “ammaestramento animali”, insomma i filoni da poter seguire sono tanti.
Ma poi alla fine, nella pratica quotidiana di tutti i giorni, quelli che si trascorrono tra lo svegliarsi di corsa per andare a scuola, un veloce pranzo molte volte in solitudine, l’esecuzione dei compiti con a seguire le minacce per finirli, gli spostamenti frenetici tra i vari sport o corsi extrascolastici, la merenda fatta sul divano sbriciolando ovunque, gli eventuali litigi ed accapigliamenti nei rapporti fraterni, una cena con capricci perché manca l’eventuale bibita di turno a tavola; cosa veramente influenza e condiziona la centratura di sé e l’autostima dei nostri bambini?
Cominciamo a considerare il fatto che autostima non significa in modo equivalente con “quanto siamo belli e bravi” bensì autostima significa auto-stimarsi ovvero conoscere il proprio valore nel senso di quali sono e che peso hanno per la nostra vita le nostre virtù e le nostre debolezze.
Autostimarsi significa essere consapevoli di ciò e su cosa possiamo contare, le nostre peculiarità, ciò che ci rende esseri unici con particolari abilità, virtù, talenti e passioni che entrano in ruolo ogni qual volta vogliamo realizzare i nostri progetti.
Dobbiamo anche conoscere e tenere presente anche quali sono invece le caratteristiche che naturalmente non fanno parte di noi come debolezze, attività che non ci ispirano e non ci appassionano in quanto non sono nostre passioni o talenti innati e che non potremo utilizzare spontaneamente per la nostra realizzazione, ma che comunque possiamo decidere di imparare e sviluppare con lo studio e la pratica.
Il problema è che siamo talmente abituati a basare la valutazione di noi stessi sulla base dei canoni esterni, su cosa gli altri fanno e su come gli altri sono, ma anche come gli altri ci vedono e ci giudicano che ci siamo convinti di non valere, di non essere capaci, di non piacere, di essere sempre inadeguati.
In realtà questo sarebbe anche un falso problema in quanto tutti i bambini nascono con una dose elevatissima di autostima. Lui sa chi è, sa su quali doti può contare, sa cosa vuole e ha una estrema fiducia in sé e nella vita; peccato che una relazione poco ottimale che non sa come seguire e assecondare la natura del bambino, mette in campo azioni, parole, emozioni che alterano questo stato idilliaco e propenso alla massima efficacia insito nel bambino.
L’autostima dei nostri bambini e dei nostri ragazzi viene quotidianamente minacciata dagli adulti che li circondano, possono essi essere i genitori, gli insegnanti o le altre figure con cui entrano in contatto. I nostri figli in realtà subiscono lo stress dei voti a scuola, subiscono lo stress da prestazione eccessiva nella pratica sportiva, sentono il bisogno di omologarsi alle mode del momento o ai leader sportivi o dello spettacolo sulla cresta dell’onda per sentirsi anche loro importanti, mancano di rispetto ai loro genitori, fanno di tutto per denigrare mamma e papà così da sentirsi di valere maggiormente rispetto al modello originale “di fabbrica”, si sentono degli “sfigati”, non si piacciono fisicamente, non amano e bistrattano il proprio corpo, si vergognano di quello che sentono e di quello che pensano soprattutto se questo differisce dalle banalità del “gregge”.
Adesso presa coscienza di questo cerchiamo di non cadere nella trappola della superficialità dando, come spesso siamo abituati a fare, la responsabilità all’esterno di noi e magari dicendo: “è colpa dell’allenatore”, “è colpa dell’insegnante”, “è colpa della TV”. Ognuno come adulto che entra in relazione con il bambino o il ragazzo può fare molto per lui partendo da una intima interrogazione personale e ponendosi domande come: possono le mie parole, le mie azioni e le mie emozioni influenzare l’autostima di questo essere umano (sia esso figlio, allievo, alunno o altro)? È vero che io concorro a creare la sua autostima? È importante e positivo che io faccia qualcosa affinché si stimi e creda in SE’? E’ davvero un timido? Ma veramente si vergogna? Possibile che sia un pasticcione?
Ogni bambino come essere umano possiede il suo temperamento naturale ma su questa base si edifica poi quello che sarà l suo carattere che lo contraddistinguerà nella vita permettendogli di raggiungere o fallire i propri obiettivi, detto questo non puoi esimerti dal fatto che la tua influenza diretta e dell’ambiente esterno tenderà a forgiare anche la sua autostima.
La prima cosa da fare in merito alle parole che usiamo nella nostra relazione educativa è semplicemente quella di non pronunciare frasi che lo fanno sentire svalutato, sminuito o addirittura umiliato.
Le parole, come già detto, hanno un grande potere, e se da un lato riflettono i sentimenti, lo stato d’animo, le abitudini ed il modo di pensare di chi le pronuncia dall’altro hanno l’enorme capacità di programmare i neuroni di chi le riceve, fissandosi giorno dopo giorno, fino ad esserne assorbiti ed a essere utilizzate in modo automatico. A seguire troverai un piccolo specchio di frasi che sono molto deleterie se usate con i bambini in quanto minacciano la loro consapevolezza di sé e minano l’autostima; mentre le leggerai ti invito anche a chiederti come ti sentiresti se tu stessi al posto di quel bambino, se è successo a me come mi ero sentito quando ero bambino, adesso invece come mi sentirei. Potrebbero arrivare delle belle sorprese anche per te.
Primo esempio di frase che può capitare di dire o sentir dire a dei bambini: “Ma sei scemo?!” questo l’effetto che provoca “Ero convinto di no ma se lo dici tu mi fai venire i dubbi” “Che umiliazione” “Che tristezza” “Ti sto deludendo” “Allora non sono normale, sono proprio scemo” un nuovo approccio utilizzando parole più appropriate potrebbe essere: “Lo so che non lo hai fatto/detto volontariamente” “Che cosa non ti è chiaro? Che cosa non hai capito?” “Vuoi che te lo ripeta?”.
Altro piccolo esempio: “Scommettiamo che non ci riesci?” che produce questo tipo di messaggio inconscio: “Se inizi così proprio tu che dovresti darmi fiducia” “Non credi in me e quindi non valgo nulla, non sono capace” “Se lo dici tu, ti credo, non ci riuscirò” ed ora proviamo a volgere al positivo la relazione: “Prova” “Riprova ancora… con calma… dai che ce la fai” “Uhm… secondo te cosa è andato storto? Come potresti fare per riuscirci?”. A chi non è mai capitato di esternare esclamazioni tipo “Che disastro!!” mentre i bambini giocano o ne combinano una delle loro; ecco cosa succede dentro di loro: “Ma stavo giocando!” “Non è un disastro!” “Pensavo fosse creatività” “Che vergogna!” “Che umiliazione!” “E io che pensavo, e io che ero così felice di provarci!” “Ti ho deluso?!” “Non bisogna osare e tentare di fare cose nuove, sbagliare non va bene e fare disastri neanche”; proviamo a cambiare questo messaggio attraverso altri tipi di vibrazioni: “Come possiamo pulire?”, “come possiamo rimediare?” “Ti sei divertito? Adesso vieni e ti dò i vestiti puliti” “Quanti sono questi pennarelli! Raccoglili/raccogliamoli tutti” “Ti piace rovesciare l’acqua?! Sul tavolo però non è il massimo, vieni che ti dò una bacinella e dei bicchieri di plastica”.
Questi piccoli esempi affinché possiate anche voi comprendere come nei bambini le risposte sono diverse dalle nostre e quanto con il nostro comportamento, esempio, parole rivolte a loro possiamo incentivare, manipolare o bloccare il loro essere spirituale in sviluppo. Pensate ogni volta che vivete, giocate, passate tempo con loro alle vibrazioni che emanate in modo tale da essere il più centrati e corretti possibili facendo leva sull’amore e sul cuore con cui vi sono venuti a sostenere cercandovi e scegliendovi.