Bambini ed Intelligenza Emotiva
Abbiamo un Sistema Scolastico che obbliga i nostri bambini a frequentare la Scuola per molti anni ma le problematiche che si evidenziano all’interno di questi spazi di condivisione e per lungo tempo sono innumerevoli.
La cronaca quotidiana ci parla di casi di bullismo, prevaricazione, ricatti, competizione, aggressività manifesta o meno, iperattività, fenomeni di autolesionismo e molto altro che adesso non mi va di elencare ma pur sempre niente di positivo.
Allora mi chiedo, dove e cosa ci siamo persi? Perché i nostri ragazzi, i nostri bambini stanno manifestando così il loro essere?
E dalla riflessione una parola magica mi balena alla mente … Intelligenza Emotiva!!
Si quella forma di Intelligenza che fa parte di tutto quel bellissimo insieme scoperto da Gardner di Intelligenze ed abilità alle quali ricorrere in ogni momento che servono, difatti secondo gli Studi in realtà tutti ne dovremmo essere dotati. Ma non è così nel quotidiano. Le diverse forme di Intelligenza fanno parte di un pacchetto più ampio che si chiama Talento ed ognuno di noi ne ha sviluppati solo alcuni perché è su alcuni che si è potuto sperimentare e conseguentemente fortificare.
L’Intelligenza Emotiva in realtà adesso è quella che si presenta meno nel mondo dell’infanzia e soprattutto nella fase più critica della crescita ovvero preadolescenza ed adolescenza. In queste fasi di autoaffermazione, identificazione e centratura interiore troviamo il caos; ragazzi che non sono capaci di controllare o identificare le proprie emozioni, non conoscono la relazione empatica, non possiedono strumenti che gli permettano di gestire le situazioni con resilienza, divengono incapaci e deboli o aggressivi e “rabbiosi” difronte a situazioni frustranti.
Quando diciamo di andare a Scuola intendiamo per imparare, formarsi ed informarsi ma in realtà quello che si trova è un Mondo fatto di saperi, molto nozionistico e giudicante nel quale quello che emerge non è l’essenza ed il talento personale ma una sorta di omologazione di massa. Se ci riflettiamo bene in realtà andando a Scuola cosa imparano i nostri figli esattamente? A me sembra che il risultato posto a questa domanda stia in un solo concetto NOZIONI, si vengono riempiti di nozioni da ricordare che poi a breve termine tenderanno a dimenticare mentre nessuno insegna loro a lavorare sulle proprie emozioni.
Questo a mio avviso sarebbe un aspetto importante ma che spesso viene trascurato da un’educazione incompleta; un’educazione che dovrebbe tirare fuori il meglio di ognuno guidandoci verso la consapevolezza di sé, l’empatia ed anche la solidarietà. I nostri ragazzi imparano molto bene ed anche controvoglia molto spesso le formule matematiche, chimiche, la letteratura ma non vengono aiutati nel loro senso critico, nella capacità di ascolto dell’altro, nello strumento empatico, nella gestione del forte senso di giustizia che possiedono, nello sviluppo di capacità quali solidarietà ed amore. Nel variegato percorso formativo difficilmente si trovano Scuole in grado di aiutare i nostri figli nella gestione dei conflitti, nello sviluppo delle capacità relazionali o nella risoluzione delle dinamiche interiori, aspetto che molte volte viene gestito da figure Professionali specifiche quali gli Psicologi che in realtà di patologie dovrebbero occuparsi. Ciò porta spesso a non usufruire di queste figure in quanto non sentendosi individuo problematico.
Con questo però non è mia intenzione puntare il dito indice ed accusatore contro nessuno, soprattutto verso figure come insegnanti, genitori o educatori perché sono dell’idea che per “Educare un bambino ci vuole un intero Villaggio”, quindi penso che sia l’intera comunità sociale a dover rivedere il suo importante ruolo, creando e facendo vivere ai ragazzi i diversi luoghi con senso di appartenenza, accoglienza di insieme facendoli divenire luoghi di crescita emotiva e comunitaria. Ognuno è una unicità, un “diverso” ma proprio per questa bellezza è importante valorizzare le differenze come ricchezza che ognuno porta dentro di sé, non temendo l’interfacciarsi con l’ambiente esterno, cosa che accade fin da bambini, bensì sapendo di poter con il proprio talento costruire un Mondo nuovo e magari migliore.